Nei mesi scorsi la Regione Emilia-Romagna ha messo a bando tramite le Ausl 158 posti di lavoro a tempo indeterminato per medico Cau, i centri di emergenza-urgenza voluti dalla Regione per “alleggerire” i pronto soccorso. Ne sono stati assegnati solo sei. Lo rende noto il sindacato dei medici Snami.
“Non si tratta di carenza assoluta – dice Roberto Pieralli, presidente regionale SNAMI ER intervistato da Chiara Tassi- Il problema è quello di avere posizioni lavorative stabili: sui 158 posti banditi nell’ultima procedura di assegnazione ne sono stati coperti solo 6. E questo perché i medici che sono in possesso del titolo, quindi del corso di formazione specifica di Medicina Generale non sono sufficienti, ed evidentemente coloro che hanno già il titolo hanno scelto per la gran parte altre attività. Il servizio quindi si riempie di persone che hanno un incarico di 6 mesi, un anno, e che sono tutti precari in continuo rinnovo, la gran parte neolaureati o specializzandi che per la prima volta iniziano questo tipo di attività. Qualunque azienda non vorrebbe avere il 95% di personale precario in continuo turnover, e questo su una prospettiva di medio/lungo periodo è un problema serio. L’unico modo per arginarlo è aumentare i posti di formazione specifica in Medicina Generale, posti che invece tra il 2022-2023 addirittura sono calati: è vero infatti che sono aumentati i posti in borsa di studio, ma quelli senza borsa non sono stati rinnovati, quindi in senso assoluto c’è stato un calo del numero di posti di formazione”.
Non siamo stati molto lungimiranti: abbiamo quindi promosso un servizio che non possiamo coprire?
Lo possiamo coprire solo con dei precari, con medici “usa e getta”. Purtroppo il precariato è, come dicevo, legato al fatto che, secondo le regole attuali, non si riesce mai a conseguire il titolo che serve per essere stabilizzato. C’è un problema di regole che andrebbero modificate, c’è un problema di incompatibilità, che andrebbe modificato, ma la politica non ha mai voluto modificare tutto questo. E ciò rende il servizio pieno solo di contratti a tempo determinato, tra l’altro, in molti casi, nemmeno stabilizzabili con le regole attuali.
Regole della Regione o del Governo?
Sono regole in questo caso nazionali ma che recepiscono regole europee: è la normativa comunicatoria a dire che per esercitare le funzioni di medicina generale è necessario o il titolo o l’equipollenza. E qui casca l’asino: il problema, infatti, è che se la gran parte dei medici non hanno il titolo o non lo sta prendendo perché sta facendo altri percorsi, come la specializzazione in altre discipline. Insomma, li facciamo esercitare ma non gli diamo la possibilità di stabilizzarsi. Abbiamo espanso ulteriormente la platea dei medici di medicina generale di cui abbiamo bisogno (e che già sono carenti), mentre i posti nei corsi di formazione quelli erano e quelli più o meno sono rimasti.
Parla invece di “ennesimo allarme inutile” l’assessorato alla salute della Regione Emilia-Romagna.
