di Chiara Tassi
Sono oltre 300 le mamme con bambini ma anche i nuclei familiari provenienti da gravi situazioni di degrado sociale o violenze che in 20 anni di attività sono stati accolti nei locali di Villa Regina, una stupenda struttura nella campagna tra Modena e Soliera, lasciata in eredità da Teresa Messerotti Benvenuti che voleva lì la nascita di un progetto di aiuto proprio per le persone deboli del suo territorio.
Ora però Villa Regina, riportata da uno stato fatiscente a nuova vita grazie alle donazioni di tanti benefattori e all’impegno di tanti volontari che lì hanno fatto nascere eventi e laboratori aperti a tutti, rischia di diventare l’ennesima struttura dedicata al business dell’accoglienza dei richiedenti asilo. A sollevare la questione Stefano Bargi, consigliere regionale Lega Nord, che ha depositato in Regione un’interrogazione.
“C’è stato proposto come unica possibilità di sopravvivenza dell’attività – racconta Anna Basoli, una delle volontarie che si occupa della struttura- che la villa torni all’ordine dei gesuiti, mentre che la gestione dell’accoglienza sia affidata a Porta Aperta, mentre noi potremmo rimanere per una anno come loro volontari. Non abbiamo ovviamente nulla contro Porta Aperta, ma non abbiamo accettato: noi siamo una cosa diversa da loro –continua Anna- abbiamo accolto mamme e bimbi da ogni parte del mondo, ma a partire dal nostro territorio, rispondendo al desiderio di chi ci donò questa casa perché potesse diventare prima di tutto un luogo di accoglienza per la gente che è qui”.
Adesso nella casa le mamme e i bambini non ci sono più, la Fondazione Casa Regina della Famiglia -ente gestore della villa e dei suoi progetti, incaricato di mantenere i rapporti con le istituzioni- è stata estinta e le due famiglie che da vent’anni gestiscono la casa e i suoi progetti stanno per essere sfrattate. “Fino ad un mese fa avevamo quattro mamme, una ragazza senza figli proveniente dal progetto Oltre la strada ed un nucleo familiare in difficoltà. Ora sono stati tutti ricollocati –continua amareggiata Anna- Il servizio è stato chiuso forzatamente, senza delle vere spiegazioni. Abbiamo sempre lavorato bene, e i numeri ed i rapporti con i Servizi, lo dimostrano, crediamo che all’origine di questa chiusura ci siano interessi più grandi di noi, di natura politica ed economica”.
Mentre le due famiglie hanno fatto ricorso al Tribunale della Segnatura Apostolica contro la decisione di estinguere la Fondazione cercando così di salvare l’operato di quanto fatto in questi 20 anni nella villa, la struttura potrebbe però finire in mano a cooperative che si occupano della gestione dei richiedenti asilo, che già si sono fatte avanti per ottenere la gestione dei locali. “Noi vorremmo proseguire la nostra attività, come abbiamo fatto in questi 20 anni, col nostro stile –conclude Anna- un’accoglienza familiare fatta di piccoli numeri che però ci permettono di curare un’integrazione vera”.
E a schierarsi al fianco di Villa Regina è anche la comunità modenese. Il 6 gennaio su change.org è stata lanciata una petizione per chiedere alle istituzioni di non disperdere un bene così prezioso: ad oggi sono già 10.890 le firme raccolte.