Un bambino su 3 che nasce a Modena ha un cognome straniero. Numeri che poi si riflettono anche nelle composizione delle classi, già a partire dalle materne. Proprio in vista dell’inizio del prossimo anno scolastico è stato firmato qualche mese fa un accordo tra amministrazione comunale e istituzioni scolastiche volto a tutelare l’equilibrio socio-economico-culturale delle singole classi delle scuole dell’infanzia. Ma nell’accordo non ci sono tetti che possono –o non possono- essere sforati. Chiara Tassi ne ha parlato con l’assessore alla scuola Gianpietro Cavazza.
Assessore, come mai non ci sono nell'accordo numeri ma si parla semplicemente dell'importanza di creare "sezioni armoniche"?
“Il regolamento che abbiamo concordato -inizia Cavazza- ha come obiettivo quello di rendere le classi più equilibrate. Considerando che a Modena nasce in media un bambino su 3 con cognome straniero, introdurre percentuali potrebbe portare a dover escludere qualcuno dall’offerta scolastica”.
Non è datto. Facciamo l'esempio del quartiere San Faustino: se si “spostassero” alcuni bimbi dal Boschi (Scuola Statale – 84% di bambini stranieri nella sezione dei prossimi 3 anni) al Marconi (Fondazione Cresciamo – 24% di bambini stranieri), si riequilibrerebbero un po' le percentuali senza però arrivare ad escludere nessuno...
“E’ quello che noi abbiamo scritto nel regolamento. Ma in ogni caso deve essere rispettata anche la libertà di scelta delle famiglie”.
C’è però una grossa differenza nel numero di bimbi stranieri per sezione nelle scuole dell’infanzia statali rispetto a quelle, per rimanere in S. Faustino, della Fondazione Cresciamo (Lippi – statale – 70%; Boschi – statale – 84%; Marconi – Fondazione – 24%; Edison – Fondazione – 44%). C’è un motivo particolare?
“Il motivo dipende dal punteggio, che viene attribuito in base a criteri uguali per tutti e condivisi e rivisti ogni anno con diversi genitori. Quindi: se c’è una domanda superiore al numero dei posti disponibili per quella struttura, la sezione viene composta in base al punteggio. Noi dobbiamo cercare di bilanciare da una parte la libertà di scelta e dall’altra un equilibrio nella formazione delle classi”.
Quindi queste grosse differenze nelle percentuali sono tutte una questione di punteggio?
“Direi proprio di si…”
Ci sono però sezioni dei 3 anni di alcune scuole materne con bimbi di dieci nazionalità diverse, ci hanno raccontato alcuni genitori. Bimbi che non riescono a capirsi tra loro, così come non si capiscono tra loro i genitori…
“Il problema che lei pone è un problema reale, e di cui siamo a conoscenza, ma ricondiamo che le scuole d’infanzia sono un’opportunità che viene offerta a tutta la cittadinanza per far si che tutti si sentano, sempre più, cittadini modenesi”.
Però diciamo tanto di voler creare integrazione, di non voler dar vita a ghetti, in realtà –vuoi per criteri oggettivi o per altro- queste scuole-ghetto le stiamo creando…
“Scuole ghetto mi pare sia un’affermazione che non corrisponde al vero, perchè in tutte le scuole viene offerta la stessa qualità e lo stesso progetto educativo”
Non ne faccio una questione di qualità, ma capisce anche lei che è normale che in una sezione dove l’80% dei bimbi è straniero questi interagiranno tra loro in modo diverso rispetto a una classe in cui di bambini stranieri ce ne sono 6. Senza contare poi il coinvolgimento che si riesce ad avere nei confronti dei genitori...
“Infatti c’è un’altra fascia di interventi, a cura dei Servizi Sociali e del Terzo Settore, che riguarda i genitori, ed in particolare le mamme, sempre al fine di favorire un rafforzamento dell’identità e del senso di appartenenza alla città. Si tratta di un cambiamento culturale tanto importante quanto difficile di coinvolgimento nel nostro modo di vivere degli adulti stranieri”.
A questo punto non rimane che sperare che in caso di sezioni “non armoniche” l’amministrazione, come previsto dall'accordo e per il bene in primis di bimbi e genitori, provi ad armonizzarle…
“Il nostro compito -conclude Cavazza- è quello di far si che si aumenti la qualità dell’offerta scolastica, e che si faccia in modo che questa sia omogenea in tutte le scuole”.