West Nile: c’è la terza vittima nel modenese. Si tratta di Marco Gibellini, 63 anni residente a Montale, camionista, appena andato in pensione. L’uomo non aveva mai sofferto di particolari patologie. Proprio su questo Chiara Tassi ha intervistato Cristina Mussini, direttrice della Struttura Complessa di Malattie Infettive del Policlinico di Modena…
Dott’ssa, è cambiato qualcosa, il virus si sta modificando? Fino ad ora è sempre stato detto che i casi gravi si sarebbero pituti verificare in anziani immunodepressi, Gibellini aveva 63 anni e nessuna patologia grave…
“Assolutamente no, non è cambiato nulla - puntualizza la Dott.ssa Mussini- Una patologia può dare da zero sintomi, ed è il caso della stragrande maggioranza di persone che contraggono il virus della West Nile; qualche sintomo, e sono le persone che vediamo in ambulatorio, che hanno avuto solo un po’ di febbre, qualche dolore muscolare; fino a quadri gravi, con encefalite. Se una patologia colpisce in modo violento, grave, il rischio di morire c’è, qualunque sia l’età del paziente. Statisticamente però è chiaro che nelle persone anziane poli patologiche un’infezione virale –che sia la west nile, che sia l’influenza- costituisce la ciliegina sulla torta di un quadro già difficile. Muoiono tutti? No, lo sappiamo benissimo. Però, nel caso dell’ultimo decesso modenese, parliamo di una morte causata da complicanze legate all’encefalite, non di una morte diretta da West Nile. Il paziente, che presentava un quadro grave, è rimasto ricoverato in rianimazione circa un mese, contraendo due polmoniti proprio provocate dalla difficoltà di deglutizione causata dall’encefalite. Poi, alla fine una candidemia. Sono state le complicanze legate alla lunga ospedalizzazione, a provocarne la morte, non direttamente il virus della West Nile”.
Al momento, lo ricordiamo, rimane ricoverato in terapia intensiva e prognosi riservata al Policlinico di Modena un altro paziente colpito dal virus West Nile oltre a 15 persone in condizioni meno gravi.