E' stata inaugurata lo scorso 9 marzo alla Galleria Civica di Modena la mostra su Ad Reinhardt, prima esposizione organizzata sotto l’egida della Fondazione Modena Arti Visive, diretta da Diana Baldon. Una mostra di iper nicchia, secondo gli Amici del Sant’Agostino –associazione che si occupa di promuovere la discussione culturale in città- che ancora una volta dimostra l’assenza di una politica culturale a Modena. Chiara Tassi ha intervistato Rossella Ruggeri:
“E’ vero che siamo solo agli inizi, ma ci si attendeva che proprio da questa prima mostra venisse un'indicazione di quale strada, di quale visione, se non addirittura di quale percorso si volesse dare a questa importante istituzione culturale modenesi (che, lo ricordiamo è nata appena 6 mesi fa e che raggruppa Galleria Civica di Modena, Fondazione Fotografia Modena e Museo della Figurina, ndr) –attacca Rossella Ruggeri- Da questa mostra in realtà sembra che non emerga nulla. Ora l’auspicio è che la direttrice della Fondazione, Diana Baldon, sia più presente a Modena, dato che fino ad ora la sua presenza in città pare sia stata molto saltuaria, mentre forse ci sarebbe bisogno di conoscere meglio la nostra realtà”.
Quel che va detto è che anche ad uno sguardo più ampio, che vada oltre la mostra di Ad Reinhardt, in città da tempo si fatica a capire quale sia la linea che le istituzioni vogliano tenere, in tema di politica culturale per Modena: “E’ una linea che, mi permetto di dire, al momento è assente. E anche le sperimentazioni che sono state fatte, prima di tutto il Mata, sono state fallimentari –continua Ruggeri- Incolpare è una parola grossa ma quel che posso dire è che ci sono sicuramente delle forti assenze. In passato Modena aveva una politica culturale di notevolissimo peso, adesso invece questa è a mio vedere assente”.
Da un lato una politica culturale che latita, dall’altro una Modena che sta, col tempo, diventando sempre più attrattiva per il turismo. “Ciascuno fa cose nel proprio ambito, ad esempio l’arcivescovado con il Museo del Duomo, ma non solo, ma tutto sembra avvenire in assenza di una visione più globale”.