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Nazionale Economia Abusivi: le regole ci sono ma sono pochi i controlli

Abusivi: le regole ci sono ma sono pochi i controlli

La parola alla presidente nazionale di Confesercenti e ai commercianti direttamente toccati dal problema

Lascia un commento | Tempo di lettura 108 secondi Nazionale - 22 Jun 2018 - 11:59

Sempre più spesso capita di leggere sui social annunci di fantomatiche estetiste –ma anche parrucchieri, per esempio, o piccoli artigiani- che lavorano nell’irregolarità: prezzi spesso convenienti, ma nessuna regola. Un mercato in crescita, a fronte di attività delle forze dell’ordine ancora insufficienti come ci ha confermato anche la presidente nazionale di Confesercenti Patrizia De Luise: “Sta tutto nelle regole –dice la De Luise – ci sono aziende regolari, partite iva, che sono soggette a rispettare delle regole, come è giusto che sia. Il problema è dell’abusivismo e della concorrenza sleale portata avanti da chi invece le regole non le rispetta. Se giochiamo allo stesso gioco e ci sono delle regole devono essere rispettate da tutti i giocatori”. Ed il problema pare proprio essere quello dei controlli: “le regole ci sono e devono essere fatte rispettare – continua la De Luise- ma solitamente lo si fa con chi lavora alla luce del sole ed è facilmente identificabile, e quindi anche controllabile più velocemente, mentre viene “dimenticato” chi non è facilmente individuabile perché, ad esempio. non ha una partita iva”.
Sul piede di guerra i commercianti regolari, ed in particolare quelli del settore estatica. “Noi paghiamo le tasse, mentre per loro i soldi incassati sono “puliti” –ci dice una parrucchiera modenese- Non trovo giusto che lo Stato permetta una cosa del genere. Anche se non giudico chi, spesso schiacciato dalle tasse, si trova costretto a chiudere bottega e a lavorare a casa”. “Il professionista paga anche per quelli che lavorano in nero – ci dice invece un rappresentate di prodotti per parrucchieri- perché la contrazione dei consumi fa si che i prezzi dei prodotti professionali crescano, il che fa alzare ancora di più i costi per i saloni professionali”. Insomma, un gatto che si morde la coda.

Chiara Tassi

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