Rimane valido - e non passibile di essere annullato - il matrimonio durato più di tre anni anche nel caso in cui, dopo la celebrazione delle nozze e la nascita di una figlia, il marito manifesti una netta "disinclinazione eterossessuale" e la consapevolezza della sua omosessualità. Lo sottolinea la Cassazione che ha respinto il ricorso di una moglie che voleva il riconoscimento della nullità del suo matrimonio - stabilita dal Tribunale ecclesiastico dell'Emilia Romagna, che aveva ritenuto la 'virata' gay un valido motivo per invalidare le nozze tra Elena e Andrea - nonostante l'unione fosse durata quattordici anni e si sia protratta anche dopo l'outing (avvenuto trascorsi sette anni di vita comune).
Ad avviso degli 'ermellini', anche in un caso del genere deve prevalere il principio per cui non si possono considerare come mai avvenuti i matrimoni durati almeno tre anni, un 'paletto' messo dalle Sezioni Unite nel 2014 per arginare il fenomeno degli annullamenti facili.
Contro la nullità del matrimonio, Andrea aveva protestato con ricorso alla Corte di Appello di Bologna che nell'aprile del 2017 gli aveva dato ragione e aveva dichiarato l'inefficacia del verdetto ecclesiastico per contrarieta' all'ordine pubblico italiano.
Secondo la Cassazione (sentenza 11808), i magistrati bolognesi "nell'accogliere l'opposizione" del marito alla richiesta di "delibazione" (il procedimento con cui viene attribuita efficacia giuridica nello Stato italiano alle sentenze ecclesiastiche) avanzata dalla moglie, hanno correttamente applicato i principi affermati dalle Sezioni Unite "avendo accertato che la convivenza dei coniugi si era protratta per quattordici anni, i primi sei o sette dei quali si erano estrinsecati in una condotta oggettiva coerente con la unione coniugale". La coppia, infatti, "di comune accordo aveva deciso di avere una figlia, e solo dopo la nascita della piccola la disinclinazione eterosessuale del marito era venuta alla luce".
Per i supremi giudici, anche in una occasione cosi' singolare deve essere ribadita "l'efficacia ostativa alla delibazione della convivenza duratura". Il reclamo di Elena e' finito nel cestino con tanto di condanna a pagare 5.100 euro per le spese legali sostenute dal marito. (ANSA).