Classi difficili, con studenti che vedono la scuola come un “parcheggio” e famiglie completamente avulse dal loro ruolo educativo. Accade sempre più spesso. Un esempio ne è quanto accaduto in una prima professionale dell’istituto Luosi di Mirandola, dove su una intera classe, sono stati appena 6 gli studenti promossi. Chiara Tassi ne ha parlato con il preside Giorgio Siena…
Preside, come mai appena 6 i promossi?
“Quella classe è un caso particolare in una scuola dove i tassi di ripetenze sono in realtà piuttosto bassi, intorno al 4%. Si tratta di una prima professionale alla quale sono giunti, per scelta, un numero molto alto di studenti -stranieri e non- di età intorno ai 16 anni, dopo un percorso scolastico negativo, quindi ormai “mentalmente” fuori dall’idea della scuola e dall’idea di istruzione. Un contesto, questo, che poi ha penalizzato quei poveri studenti che invece vedevano la scuola come un luogo in cui imparare, in cui investire per il proprio futuro.
Come mai questi ragazzi, che provenivano da un percorso scolastico che già sapevate essere stato difficile, sono stati messi tutti nella stessa classe?
C’è una scelta iniziale che viene fatta dai ragazzi sulla base del tipo di qualifica che si vuole conseguire, quindi la classe –in questo caso, ma come avviene ormai in quasi tutte le prime- è stata “fatta” dagli studenti, dalle famiglie. Va detto anche che, ad inizio anno scolastico, la composizione della classe non era esattamente quella che si è andata poi a formare nel tempo: un certo numero di studenti di quella prima, infatti, si è iscritto in un secondo momento, scegliendo tutti la stessa qualifica, forse anche per “stare con gli amici”, fatto che di certo non ha favorito la classe.
Ma Lei ad anno iniziato, una volta che si è reso conto che la classe così composta era ingestibile non avrebbe potuto trasferire qualche studente, anche a tutela di quei ragazzi che di studiare, invece, avevano voglia?
Si e no. Spostare d’autorità gli studenti da una classe all’altra diventa difficile, anche perché le motivazioni non sono spesso abbastanza convincenti per i genitori e per gli interessati. Noi abbiamo adottato un’altra soluzione: abbiamo creato delle compresenze, di fatto sdoppiando la classe, pur essendo questa non numerosissima. Questo però, purtroppo, non ha prodotto alcun risultato.
Le famiglie di questi ragazzi, presenti o meno?
Meno! I genitori devono ricominciare a sentirsi responsabili nei confronti dei propri figli e riprendere in mano la propria funzione educativa. Ne va del diritto all’istruzione degli studenti che ne vogliono usufruire.