Proprio in vista dell’inizio del prossimo anno scolastico è stato firmato qualche mese fa un accordo tra amministrazione comunale e istituzioni scolastiche volto a tutelare l’equilibrio socio-economico-culturale delle singole classi delle scuole dell’infanzia modenesi. Ma nell’accordo non ci sono numeri, non ci sono tetti che possono –o non possono- essere sforati, a differenza, ad esempio, di quanto accade nella scuola primaria, dove a livello nazionale è stato stabilito un tetto del 30% massimo di stranieri in classe, tetto poi sforato ogni anno in moltissime classi anche del modenese.
E così anche il prossimo anno ci saranno scuole dell’infanzia –quantomeno sulla carta- con concentrazioni di bambini stranieri altissime. I problemi maggiori nelle scuole statali, su tutte le Cittadella e le Boschi. 25 il totale dei bimbi in ciascuna classe dei 3 anni, rispettivamente 22 e 21 i bambini stranieri presenti, con percentuali quindi intorno all’80%.
Se si fa un raffronto, poi, tra le scuole dell’infanzia statali e quelle comunali, le differenze saltano all’occhio. Rimaniamo, ad esempio, in quartiere San Faustino: delle Boschi abbiamo già detto, mentre l’altra scuole dell’infanzia statale, il Lippi, ha 16 bimbi stranieri su 23, quindi circa il 70%. Ben diversi i numeri invece delle due scuole appartenenti alla Fondazione Cresciamo: 6 i bimbi stranieri nella classe dei 3 anni del Marconi (quindi il 24%), 11 all’Edison (44%). Numeri evidentemente più bassi rispetto alle scuole statali.
E se è vero che non bisogna fermarsi ad un cognome straniero sulla carta è altrettanto vero però che sono stati diversi, anche nell’anno scolastico appena terminato, i casi di genitori che hanno dovuto fare i conti con una difficile integrazione di bimbi italiani in classi frequentate quasi interamente da bambini stranieri, così come di maestre che hanno dovuto gestire classi in cui erano presenti 10 nazionalità diverse ed in cui era praticamente impossibile relazionarsi con i genitori, che spesso nemmeno parlavano una parola di inglese.
Non sono numeri gestibili, ci viene detto da più parti, non sono questi – e non così gestiti - i presupposti per una vera integrazione.
Chiara Tassi